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• Dibutade

DIBUTADE - Memoria o morte dell’incontro? 2009

Performance - 21 febbraio 2009 ore 18, Studiodieci, Citygallery, Vercelli

 
 

Noi
Nel rumore che scompone i colori del giorno.
Occasionalmente
confusi da motivi di ragione.
Mentre,
io cambio parere.
Molteplici fatti ineriscono alla profondità della notte.

Lei,
lei
diceva
parole con braccia d’amore.
Ma i muri non hanno parole.
Di noi, non portano traccia

ciò…nonostante…
ciò…nonostante…
e allora.
Era una salita impervia
e io pensavo a qualcosa, che fosse,
che fosse.

Un viaggio.
Un viaggio per andare lontano;
un viaggio per andare dove ero.

Sì, l’immagine fa meraviglia.
Per dire…
Tenacemente nell’ozio l’ombra trattiene la luce
Nella magia di una coscienza.

Nel metrò alcuni portavano scarpe color dell’oro,
lasciavano tracce di linee intrecciate come opere d’arte.

smetterò di passare per quella strada,
ma il vento trattenga i suoni del mondo.

 


La performance si articola in due tempi: il primo richiama la figura di Dibutade, il secondo un frammento del racconto di Kafka: “La colonia penale”.
Tra i diversi miti sull’origine della pittura, la versione di Plinio il Vecchio riconosce l’inventrice della pittura in una donna di nome Dibutade; figlia di un vasaio di Corinto, tracciò sul muro i contorni dell’ombra proiettata dal suo amante mentre conversava con lei.
Nella “Colonia penale” un giovane ufficiale, affascinato dal perfetto funzionamento di uno strumento costruito per infliggere la pena di morte, si abbandona ciecamente all’esaltazione di quella tecnica omicida che alla fine lo trascinerà nel gorgo della vittima, dopo averlo fatto esistere come carnefice inconsapevole del dolore arrecato.
Trattenere l’Altro nella traccia che delinea i confini del suo esserci e del suo apparire, come nel gesto di Dibutade aperto alla memoria dell’incontro o Inabissarsi narcisisticamente nella cancellazione della presenza dell’Altro, come nel gesto del giovane ufficiale che, travolto dall’onnipotenza del mezzo, smarrisce in sé ogni traccia dell’umano e si perde…