"[...] L’Atlante del Mondo globalizzato
potrebbe essere letto allora come oggetto anamorfico, un oggetto
che nasce dalla rottura perturbante del familiare e fa vedere altro.
Inizia così un altro percorso, un altro racconto che dice
l’indicibile, il non figurabile; dice la fine di quella tensione
tra Terra e Mondo custodita dai gesti della cura, dice che il Mondo
ha soffocato la Terra, che ogni ente può esistere solo nella
funzione di mezzo destinato al consumo; con i suoi dettagli in eccesso
continuamente ripetuti e distribuiti su una superficie sfigurata
apre una fenditura nella narrazione compatta, logica e rassicurante
del cammino di civiltà vittoriosamente percorso dall’Occidente.
E nell’istantaneità del tempo del consumo e dell’informazione
data in un presente che si fa eterno, l’Atlante del Mondo globalizzato invita
a fermarsi, a sostare, a raccogliersi per riprovare a pensare e a
domandare il senso del nostro abitare la terra e del nostro essere-nel-mondo-con-gli-altri-
presso-le-cose."
Da: “Tra le pieghe del Mondo” testo critico di G. Longoni,
in “Atlante del Mondo - la mappa del potere, Lupetti Editori
di Comunicazione 2006, Milano |