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A nord della città di Praga si trova Theresienstadt, piccola cittadina della Cecoslovacchia, le sue strade, modelli di edilizia pianificata, cupa e severa, conservano una memoria che preme dolorosamente lungo gli indifferenti confini con il cielo. Da turista sono entrata nel vicino Campo di Concentramento di Teresin ho attraversato tutti i cortili mentre i miei piedi segnavano, sulla ghiaia, il ritmo di un passo il cui suono non si stemperava nell’aria ma diventava sempre più metallico, assordante, dislocando inorriditi i miei pensieri nel tempo... A sud ho visitato quella terra antica dove l’acqua del mare ha sostenuto l’uomo della speranza, dove una luminosità senza pari si distende nel tempo, dove negli stessi templi, popoli di religioni diverse incontrano le loro origini. Qui ho attraversato divieti, posti di blocco, discriminazioni e ho visto passare la memoria del dolore negli occhi dei bimbi. Nel cuore dell’Europa, i bambini tracciano disegni con mani tremanti. Io vorrei fuggire, distogliere da me gli sguardi che ho incontrato, anche quelli di chi non ho conosciuto, ma nella mente, i luoghi, il tempo, gli accadimenti, si mescolano nell’empatia dell’affetto e la mia mano può solo ripercorrere con timore
quegli stessi movimenti che hanno trasformato in forme, colore,immagini, la smisurata tracotanza degli uomini dell’odio. Libera
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