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Bordelli
Non dimenticare nulla e assumersi la responsabilità di ricordare tutto anche gli eventi, le pratiche, le logiche, I luoghi gravati dal peso della vergogna, il lato oscuro di una storia dove la donna, spesso ridotta a "nuda vita" dal "potere sovrano", può esistere solo come "natura", corpo disanimato da usare, sfruttare e sacrificare, quando diventa ingombrante e non serve più.
Uno di questi luoghi è il bordello, dove si consuma la violenza di un rapporto perverso, contrassegnato dalla reificazione dell'"altra" che caratterizza la misoginia e l'androcentrismo dell'ideologia patriarcale.
Si sa che, a partire da un determinato periodo storico, la società si è strutturata sul 'modello patriarcale', disfacendo consuetudini e tradizioni millenarie dove trovavano posto divinità femminili e la potenza creatrice della Grande Madre, dove l'essere donna giocava un ruolo di primo piano non solo nel modo di intendere l'origine ma anche nella dinamica delle relazioni con l'altro sesso.
Il patriarcato, cancellando questo sguardo che attribuisce valore di soggetto al femminile, ha imposto un ordinamento simbolico 'androcentrico' che ha collocato l'uomo in posizione dominante, trasformato la donna nell' "altro", un essere secondario, irrigidito nella funzione di 'oggetto' votato all'immanenza" (Simone De Beauvoir) e a completa disposizione della rivendicazione maschile di superiorità.
Oggi non è difficile sostenere che la violenza sulle donne, nelle sue forme meno evidenti e in quelle più estreme, come: la tratta, la prostituzione, lo stupro, il feminicidio, non solo è la conseguenza del permanere della 'mentalità patriarcale' con la sua logica di dominio ma è anche la matrice di quella brutalità che si declina come devastazione della natura e dell'ambiente, appropriazione indebita di risorse con conseguente immiserimento dei luoghi di vita che costringe migliaia di persone ad abbandonare il proprio paese nel tentativo di sfuggire alla povertà e alle guerre.
Come donna, consapevole che tutto ciò che attiene alle donne mi riguarda, e come artista, convinta che l'arte è un' infinita domanda sul mondo nel suo storico accadere, ho sentito il bisogno di riportare in luce quella particolare condizione di schiavitù della donna avviata al bordello, dove il suo corpo è trasformato in forza lavoro destinata alla soddisfazione di una sessualità maschile intesa come sfogo, appagamento di pulsioni irrefrenabili, diritto di possesso.
E non ho taciuto la complicità delle donne tenutarie delle "case chiuse", nemiche delle donne forse perché nemiche, in primo luogo, di loro stesse, incapaci di darsi valore a partire da sé.
Il mio percorso di ricerca mi ha portato a scoprire, con sgomento, che I bordelli erano diffusi perfino nei campi di sterminio nazisti, destinati sostanzialmente alla produzione di cadaveri, che funzionavano a pieno ritmo durante il regime fascista, cultore del mito della virilità maschile, che erano la meta dei militari durante le pause dalla guerra combattuta al fronte, una guerra che spesso ricorreva anche all'arma dello stupro per umiliare il nemico, violando il corpo della "sua" donna.
E' stato un cammino faticoso, attraversato da molte emozioni: dolore, compassione, sgomento, rabbia, senso d'impotenza ma anche determinazione a denunciare la miseria dell'ideologia patriarcale che ancora oggi impoverisce le nostre società e rende insicura la vita di tante donne; determinazione a continuare la lotta non contro gli uomini, ma contro un sistema sessista che nessuna dichiarazione dei diritti umani riesce a smantellare.
Dedico questo mio lavoro a tutte le donne ferite e uccise dalla violenza del patriarcato, a tutte le donne che rifiutano lo status di vittima e rivendicano una soggettività libera di autodeterminarsi e di scegliere il proprio posto nel mondo.
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